Cos’è
Il carcinoma dell’esofago è una forma di neoplasia di carattere maligno, che colpisce l’esofago; è l’ottavo tumore per frequenza nel mondo e colpisce prevalentemente i maschi.
A seconda del tessuto da cui prende origine, si distinguono due tipi di tumore:
il carcinoma a cellule squamose (squamocellulare o spinocellulare), che si sviluppa di solito a carico delle cellule di rivestimento della mucosa esofagea e rappresenta la forma più comune;
l’adenocarcinoma, che origina dalle ghiandole della mucosa e si sviluppa più frequentemente nell’ultimo tratto, in prossimità della giunzione con lo stomaco. Questo tipo di tumore si presenta prevalentemente nei paesi industrializzati e risulta associato all’obesità. in modo particolare la cosiddetta obesità viscerale (detta anche androide o centrale, caratterizzata dalla distribuzione del grasso corporeo prevalentemente a livello addominale)
Altri fattori che aumentano il rischio di carcinoma dell’esofago sono: fattori genetici (soprattutto per il carcinoma squamocellulare), il fumo, l’alcool, una dieta povera di frutta e verdura e un ridotto apporto di vitamina A e di alcuni metalli come lo zinco.
Carcinoma dell’Esofago e Obesità
Il meccanismo proposto per spiegare l’associazione tra obesità e carcinoma dell’esofago considera la seguente sequenza: l’aumento della pressione intraddominale (più evidente nell’obesità centrale) aumenterebbe il rischio di reflusso gastroesofageo. L’esposizione cronica dell’epitelio dell’esofago all’acido determinerebbe delle alterazioni (Esofago di Barrett) che predisporrebbero allo sviluppo di cellule neoplastiche. Altri fattori, di tipo ormonale sarebbero inoltre implicati. Nell’obeso infatti è presente un’aumentata espressione di leptina e una ridotta produzione di adiponectina (entrambi ormoni coivolti nel metabolismo dei grassi); questa alterazione dell’assetto leptina/adiponectina giocherebbe un ruolo importante nella genesi del carcinoma esofageo.
Quali sintomi?
Il sintomi più frequente è la disfagia cioè la difficoltà a deglutire ed al corretto passaggio del cibo nello stomaco; di solito compare in modo graduale prima per i cibi solidi e successivamente per quelli liquidi. La disfagia si associa alla progressiva perdita di peso. Negli stadi più avanzati di sviluppo del tumore nel lume esofageo può esserci la totale impossibilità ad alimentarsi con rigurgito del cibo deglutito. Talvolta può essere presente un’alterazione del consueto tono di voce a causa del coinvolgimento da parte del tumore dei nervi che governano l’emissione dei suoni, oppure può verificarsi dolore toracico, appena dietro lo sterno, se coinvolge la zona tra cuore, polmoni, sterno e colonna vertebrale.
Diagnosi
Nei pazienti che presentano sintomi suggestivi la diagnosi richiede una radiografia dell’esofago con mezzo di contrasto e un’esofagogastroduodenoscopia (EGDS) che consente di vedere l’eventuale lesione e praticare biopsie per effettuare l’esame istologico e quindi caratterizzare la lesione. L’ecoendoscopia è invece un altro tipo di esame che consente di determinare l’infiltrazione da parte del tumore degli strati più profondi della parete esofagea e può evidenziare anche linfonodi interessati da metastasi.
Una volta individuato il tumore, a completamento degli esami diagnostici è opportuno fare una tomografia computerizzata (TC) del torace e dell’addome per verificare l’estensione del tumore e l’eventuale presenza di metastasi a distanza
Terapia
Ove possibile la terapia è quella chirurgica. La scelta dell’intervento dipende dalla localizzazione e dalle dimensioni del tumore. In generale l’intervento più eseguito consiste nella cosiddetta esofagogastrectomia parziale con linfoadenectomia regionale cioè nell’asportazione del tratto di esofago interessato dal tumore, di una parte dello stomaco e dei linfonodi regionali. Nei pazienti non operabili la chemioterapia accompagnata da radioterapia è il trattamento di scelta, dato che la combinazione delle due cure aumenta la sopravvivenza rispetto alle singole opzioni.
Infine i pazienti in fase avanzata con difficoltà a deglutire e dolore, nei quali non è proponibile né il trattamento chirurgico né quello chemio-radioterapico, possono trarre beneficio da cure palliative che permettano un adeguato supporto alimentare. Queste possono consistere nel posizionamento per via endoscopica di un tubo rigido in plastica, silicone o anche in metallo attraverso l’esofago che consenta il passaggio del cibo.
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