Cos’è
Il carcinoma del colon rappresenta una delle principali cause di mortalità per neoplasia nei paesi occidentali e ad alto sviluppo tecnologico. Si riscontrano 678.000 nuovi casi l’anno nel mondo, 150.000 in Europa e 30.000 in Italia. L’incidenza grezza nel nostro paese è di 30 – 50 nuovi casi per anno per 100.000 abitanti.
I tumori del colon, nella maggior parte dei casi, hanno origine da piccoli polipi intestinali (benigni) che crescendo in maniera silente, possono andare incontro ad una degenerazione maligna (carcinomi).
Lo screening si avvale di due armi: la ricerca del sangue occulto nelle feci e la colonscopia.
Il fattore di rischio principale è rappresentato dalla familiarità.
Presentazione della malattia
Sintomi frequenti sono le alterazione dell’alvo (ad esempio, la comparsa di stipsi in soggetti che abitualmente presentano un alvo regolare) ed il sanguinamento (rettorragia). Altri segnali di allarmi sono un rapido calo ponderale ed un’astenia secondaria ad una anemizzazione (riduzione dei valori di emoglobina nel sangue dovuta ad una perdita cronica di sangue con le feci, non visibile ad occhio nudo)
Tuttavia, queste neoplasie possono non dare alcun sintomo e manifestarsi in uno stadio avanzato (occlusione intestinale, metastasi a distanza). Da ciò deriva l’importanza di eseguire una colonscopia di screening dopo i 50 anni (in caso di familiarità, a partire dai 35-40 anni a seconda dei casi).
Diagnosi
L’esame più semplice che ci può indirizzare verso l’esecuzione di una colonscopia è il “sangue occulto nelle feci”. Tale test può essere eseguito semplicemente prelevando ed analizzando un campione di materiale fecale. Se questo risulta positivo, è necessario approfondire l’iter diagnostico con una colonscopia.
Nel caso in cui si siano già manifestati dei sintomi clinici, l’indagine di scelta è rappresentata dalla colonscopia. Tale esame, eseguito in regime ambulatoriale, permette di studiare dall’interno le pareti del colon ed eseguire nella stessa procedure delle biopsie (asportazione di piccoli polipi o prelievo di frammenti di polipi di dimensioni maggiori, al fine di ottenere una diagnosi istologica).
In caso di conferma della diagnosi di un tumore maligno del colon, la stadiazione della malattia andrà completata con una TC del torace e dell’addome al fine di escludere localizzazioni a distanza della malattia (metastasi).
Tipi di trattamento
I piccoli polipi possono essere asportato direttamente durante la colonscopia. In genere, è possibile asportare polipi delle dimensioni di pochi centimetri.
Per i tumori di dimensioni superiori e con caratteristiche macroscopiche di trasformazione maligna, sarà necessario l’intervento chirurgico. Il tipo di intervento dipenderà dalla sede della malattia.
- Emicolectomia destra per i tumori del cieco, del colon ascendente e della prima parte del colon trasverso.
- Trasversectomia oppure emicolectomia destra allargata al colon trasverso, per i tumori del colon trasverso medio
- Resezione dell’angolo colico sinistro (emicolectomia segmentaria sinistra alta), per i tumori della flessura splenica.
- Emicolectomia segmentaria sinistra bassa per i tumori del colon discendente e del sigma.
L’intervento comprenderà, oltre alla resezione del tratto di colon sede di malattia con adeguati margini di sicurezza, l’asportazione radicale delle stazioni linfonodali locoregionali al fine di ottenere una corretta stadiazione, pianificare il trattamento chemioterapico post-operatorio e ridurre il tasso di recidive locali di malattia.
Quali modalità per eseguire l’intervento chirurgico e quali vantaggi
- L’intervento chirurgico può essere eseguito a cielo aperto o con le più moderne tecniche cosiddette “mini-invasive”. Esistono, ad oggi, robuste evidenze scientifiche che dimostrano la sicurezza oncologica degli interventi mini-invasivi.
- La chiurgia laparoscopica permette di eseguire l’intervento con delle incisioni più piccole (pochi centimetri) che garantiscono una rapida ripresa funzionale (mobilizzazione, canalizzazione, alimentazione) e riduce notevolmente il dolore postoperatorio. Ciò si traduce in una degenza ospedaliera più breve ed in un più rapido ritorno alle attività quotidiane.
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